Il culto

Il santuario del Timpone della Motta di Francavilla Marittima fu tra i più importanti luoghi di culto della chora di Sibari, un punto fondamentale dell’occupazione territoriale da parte dei coloni achei. L’area, tra l’VIII e il VII secolo a.C., era sede delle dimore dell’aristocrazia enotria, come attestano le tracce relative alle abitazioni in legno degli edifici I, III e V.

A partire dal VI secolo a.C. l’area assunse forme monumentali, con la costruzione di edifici in pietra, di carattere sacro: i tre edifici lignei, infatti, sono seguiti dalla costruzione di tre templi.

Il rinvenimento di diversi oggetti di pregio testimonia la presenza di pratiche cultuali ben definite e radicate nella comunità locale, sin dalle fasi di frequentazione più antiche dell’acropoli. Le attestazioni legate alla ritualità risultano piuttosto generiche e rendono incerta l’identificazione della divinità titolare del culto sul Timpone della Motta nella sua fase più antica. Tra queste si ritrovano i riferimenti ai temi del matrimonio, l’enfasi sul culto dell’acqua, che rappresenta un elemento di purificazione, fecondità e rinascita, come attesta la considerevole quantità di manufatti utilizzati per versare e bere liquidi a partire dal VII secolo a.C. Anche la tessitura doveva avere un ruolo rilevante nel culto, come prova il rinvenimento di numerosi pesi da telaio e fuseruole per la lavorazione della lana.

Sebbene il santuario sia stato identificato come Athenaion, per il rinvenimento di alcune iscrizioni, tra le quali quella di Kleombrotos, e di alcuni reperti, nulla preclude che possano essere state venerate anche altre divinità. Alla fase più tarda di frequentazione dell’area (V-IV secolo a.C.) si datano alcune statuette raffiguranti il dio Pan e le Ninfe, che attestano un altro culto almeno per il V-IV secolo a.C.