L'Acropoli
La cosiddetta acropoli, posta sulla sommità del Timpone della Motta, ha una storia insediativa complessa.
Gli scavi hanno restituito tracce di edifici in legno, ascrivibili alla fase tarda del Bronzo Medio, alla prima età del ferro (IX-VIII secolo a.C.) e alla fine dell’VIII secolo a.C.
Segue una fase caratterizzata da strutture con fondazioni in pietra, la cui realizzazione va dalla fine del VII secolo a.C. al secolo successivo, arco di tempo nel corso del quale avviene la riorganizzazione di quest’area, operazione influenzata dalla convivenza tra l’aristocrazia enotria e gli apoikoi greci, testimoniata dalla nascita di un complesso santuariale composto da cinque edifici.
Il santuario rappresenta il luogo di culto maggiormente noto della chora di Sibari e offre un’ampia documentazione circa le pratiche religiose che vi si svolgevano.
Durante gli scavi effettuati dal 1963 al 1969 da Maria Wilhelmina Stoop, dell’Università di Leida, e sotto la guida dell’archeologa Paola Zancani Montuoro, sono stati riportati alla luce tre edifici (I, II e III), collocabili cronologicamente tra la fine del VII secolo a.C. ed il secolo successivo, dei quali restano le fondazioni in pietra, edificate al di sopra delle tracce ascrivibili alla fase lignea.
Le ricerche partirono dall’angolo sud-ovest dell’area, in quanto la Stoop, la Zancani Montuoro e Tanino de Santis, cultore e appassionato di archeologia locale, erano certi della presenza di un importante luogo di culto greco. Ciò che fu portato alla luce, però, era un pozzo per l’acqua piovana appartenuto alla cappella bizantina con doppia abside rinvenuta un po’ più a nord. Si decise, a quel punto, di concentrare le indagini sul lato sud-est dell’acropoli, dove furono rintracciati i resti dell’edificio I.
Un po’ più a est furono rinvenute le mura dell’edificio II e solo nel corso della campagna di scavi successiva apparvero i resti dell’edificio III, nascosto sotto i resti di capanne di carbonai e pastori.
La disposizione degli edifici sembra aver previsto la realizzazione di uno spazio libero centrale connesso al cosiddetto edificio III, collocato più a ovest degli altri e in posizione sopraelevata. Questo spazio, delimitato dagli edifici I, III e V, era verosimilmente una piazza pubblica, luogo in cui si svolgevano in un primo momento funzioni politico-sacrali, poi esclusivamente sacrali.
Gli scavi condotti in una fase successiva dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria hanno, invece, riportato alla luce i resti dell’edificio IV, interpretato come ambiente di servizio.
Gli edifici I e II e III sono collocati sull’altura principale, ma solo l’ultimo è posto in posizione predominante; l’edificio IV si trova sulla terrazza a nord ed è parallelo al V, costruito sull’area a sud dell’edificio III e rinvenuto durante gli scavi effettuati da Marianne Kleibrink tra il 1991 e il 2004.
In base all’analisi del materiale ritrovato sul sito, tra cui hydriskai, pesi da telaio, unguentari, è stata ipotizzata la pratica di rituali connessi al mondo femminile, associati all’uso dell’acqua e correlati alle cerimonie nuziali.
Sulla base del rinvenimento, all’interno dell’Edificio II, della lastra bronzea con dedica alla dea Atena da parte di Kleombrotos (prima metà del VI a.C.) e della frequentazione del santuario da parte di una élite guerriera testimoniata dalle offerte di armi, si evince che l’uomo non era escluso dalle cerimonie sacre: donne e uomini erano legati ai riti di passaggio, dalla gioventù alla vita adulta, nei quali la divinità svolgeva il ruolo di garante dell’ordine civico e di tutrice della classe aristocratica.
Nel santuario era certamente presente il culto di Atena, ma l’attestazione di edifici diversi induce gli studiosi a pensare che vi fossero più divinità adorate nella stessa area sacra oppure la stessa divinità ma in relazione a diverse prerogative. Successivamente alla caduta di Sibari, inoltre, fa la comparsa il culto di Pan e delle Ninfe.
Le tre strutture sono orientate est-ovest, con ingresso aperto verso est e affacciano sulla piana di Sibari. Sono collocate a poca distanza le une dalle altre, ma si ergono su altitudini diverse: l’edificio III è in posizione centrale, l’edificio I è collocato poco più basso, sul versante nord della sommità, mentre l’edificio V si trova sul versante sud.
La costruzione di strutture lignee nell’insediamento del Timpone della Motta avviene direttamente sul banco naturale, costituito da un conglomerato roccioso disomogeneo.