Necropoli

Necropoli

Gli scavi della necropoli in località Macchiabate furono intrapresi da Paola Zancani Montuoro negli anni ‘60 del Novecento, che individuò diversi gruppi di sepolture, nelle aree denominate Temparella, Cerchio Reale, Strada, Lettere, Vigneto, Uliveto, Cima. Le indagini sono riprese dal 2009, con un progetto di ricerca condotto dall’Università di Basilea, che ha individuato nuove aree: De Leo, Est, Collina e Scacco Grande.

 

Separata dall’abitato dal corso del torrente Carnevale, la necropoli è perfettamente visibile dall’abitato, caratteristica che rende chiara l’idea del legame che le genti enotrie che avevano con i loro antenati. 

Le sepolture risalgono a un periodo che va dalla prima età del ferro sino alla fine del VII e inizi del VI secolo a.C. 

Lo studio della necropoli ha offerto un quadro sull’organizzazione sociale degli Enotri e le modalità di relazione tra questo popolo e la prima generazione dei Sibariti, quando la polis è stata fondata.

Nell’VIII secolo a.C. la necropoli è stata occupata progressivamente da gruppi di tombe, attribuibili a diversi gruppi di parentela. In una fase successiva, i diversi nuclei gentilizi si ampliano e le tombe cominciano a sovrapporsi le une sulle altre, condizione che farebbe pensare a una riduzione degli spazi dedicati alle sepolture e alla volontà di creare un diretto legame con i propri cari estinti. Si crea un tessuto sepolcrale che assume la conformazione del tumulo. 

È probabile che le sepolture fossero realizzate scavando una fossa, procedendo alla realizzazione del muro a secco perimetrale, che prevedeva l’uso di ciottoli di fiume addossati alla parete di terra. Dopo aver deposto il defunto, insieme al corredo, si riempiva la fossa con terra e pietre, utilizzando quasi esclusivamente le ultime nella parte più alta del monumento funebre: questa era la base sulla quale costruire il tumulo formato da ciottoli di fiume. Il defunto veniva inumato in posizione rannicchiata, con la testa rivolta a nord-ovest: gli uomini, solitamente, venivano seppelliti sul fianco destro e le donne sul sinistro. 

Il corredo funerario ceramico, simile tra uomo e donna, prevede l’abbinamento, di olla e attingitoio, sostituito, a volte, nelle sepolture femminili, dall’attingitoio insieme alla brocca. Nelle sepolture di bambini è frequente la presenza dell’askos.

Le sepolture femminili hanno restituito fibule, collane, ma anche l’abbinamento di fibule e disco composito, a volte accompagnato da armille. I corredi dei bambini non hanno restituito un grande numero di fibule, ma collane, pendagli e armille.

Nei corredi maschili non è frequente la spada, ritrovata solo nella tomba T87, mentre sono frequenti le lance. Occasionalmente, sono stati rinvenuti falcetti, cunei e resti di vomeri, roncole e scalpelli, utensili che forniscono un’idea di quelle che erano le attività svolte dalla comunità enotria, dedita anche ad attività belliche e venatorie.

 

Nel VII secolo a.C. si registra un consistente calo nel numero delle tombe, ma nelle zone Temparella e Uliveto le nuove sepolture iniziano a sovrapporsi a quelle più antiche, determinando il protrarsi dell’uso di collegare le tombe degli antenati alle generazioni successive. Questo ha determinato una monumentalizzazione dell’area sepolcrale.

La tipologia della tomba a tumulo continua a essere utilizzata, sebbene a volte sembra essere sostituita da semplici fosse circondate da pietre, questo forse per ridurre le dimensioni del monumento.

Nel VI secolo a.C. le sepolture presentano un corredo più sobrio. Tra i manufatti ceramici delle sepolture sono attestati l’oinochoe, associata alla kotyle, alle coppe, l’olla, l’hydria e l’aryballos.

L’hydria compare nei corredi maschili e femminili; le brocche sono state ritrovate in coppia con la kylix. Non mancano, però, elementi riferibili alla cultura materiale indigena, quali l’olla e l’attingitoio. In questa fase, gli ornamenti presenti nei corredi diventano meno numerosi.