Pianoro II
Il Pianoro II affaccia verso nord e si trova circa a metà della salita che conduce all’acropoli.
La zona è stata scavata dalla Kleibrink prima dal 1967 al 1969, poi nuovamente nel 1999.
Sul Pianoro II sono state rinvenute tre strutture abitative che hanno condotto la studiosa a ipotizzare la presenza sui pianori di una città composta da “fattorie separate” connesse con attività di lavorazione del ferro, della lana e del bronzo, probabilmente in stretto rapporto con il santuario presente sull’acropoli.
Dal 2017 nuove indagini, ancora in corso, condotte dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria, hanno interessato l’area del pianoro II.
Nonostante la maggior parte delle evidenze rinvenute nelle nuove indagini sia ascrivibile al VI secolo a.C., sono stati effettuati ritrovamenti più antichi, risalenti alla prima età del ferro e all’VII secolo a.C., ma anche più recenti, risalenti al V-IV secolo a.C., che attestano una certa continuità di frequentazione dell’abitato.
Le indagini svolte nell’Area A, nel settore occidentale del Pianoro II, hanno permesso di documentare una sequenza stratigrafica che copre l’arco cronologico tra la metà del VII e gli inizi del V secolo a.C.
Il saggio 1 ha restituito i resti di un edificio in muratura della seconda metà del VI secolo a.C., di cui sono stati rinvenuti due brevi tratti di muri ortogonali, costruiti con ciottoli di fiume ripartiti a coppia e porzioni di conglomerato, tenuti insieme da terra argillosa. L’elevato, verosimilmente, era realizzato con terra cruda. Lo stesso saggio ha messo in luce una seconda attività, relativa ad una fase di spoliazione dell’abitazione.
Le indagini nell’Area B, nella parte sud-ovest del pianoro II, hanno messo in evidenza la sola presenza di buche di palo, riferibili alla successione di strutture in legno, poi obliterate da uno scarico di materiali posto nella parte centro-occidentale dell’area indagata.
Casa dei Pesi
L’abitazione prende il nome dai numerosi pesi da telaio ritrovati al suo interno. Si tratta di un edificio rettangolare dotato di portico che rientrava nella categoria della casa greca “a pastas”. È riconducibile al VI secolo a.C. per via del rinvenimento di coppe di tipo ionico.
Casa della Cucina
Collocata nella estremità più a nord della terrazza, al momento del suo ritrovamento presentava mura, di circa 1 metro di altezza, costruite con doppio paramento di ciottoli di fiume tagliati a metà e disposti secondo la tecnica “a sorelle”.
L’edificio si compone di tre ambienti perfettamente allineati. All’esterno, sul lato orientale dell’ambiente III, furono rinvenuti numerosi frammenti di ceramica da cucina di VI secolo a.C., resti di ossa animali e una macina, tracce che fecero supporre l’esistenza di una cucina esterna e dalle quali deriva la denominazione della casa stessa. Le indagini dell’Università della Calabria hanno permesso di approfondire lo scavo, documentando una fase precedente, relativa a una casa monocellulare, la quale fu costruita al di sopra di alcuni edifici lignei.
Casa Novantanove
Casa Novantanove appartiene alle indagini condotte sul Pianoro II nel 1999. Ciò che resta di questo edificio, particolarmente sconvolto dalle arature, testimonia l’esistenza di una struttura molto simile a Casa dei Pesi e a Casa della Cucina per sviluppo planimetrico e tecnica di costruzione impiegata. Gli unici spezzoni di muro rinvenuti, infatti, facevano supporre la presenza di almeno due ambienti.
Il rinvenimento di questa ulteriore struttura, secondo la Kleibrink, poteva essere letto come testimonianza dell’occupazione capillare dell’intero pianoro.